The Donald Candidate. Cosa ci racconta il trimestre (oltre ai dazi improvvisati).
- Marco Clementi
- 11 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Tutto stava andando secondo copione.
Primo trimestre dell’anno archiviato con una certa compostezza: mercati in consolidamento, qualche rotazione settoriale interessante, tech che tira il fiato, obbligazionario che prova a risvegliarsi dal coma.
Poi è arrivato lui.
Il Re del Plot Twist. Con una lavagnetta e una sequenza di percentuali tratti probabilmente dalle cronache di Nostradamus.
1. Com’era andata fino a quel momento?

Nel primo trimestre i mercati hanno mostrato una rotazione ordinata:
• USA: un po’ di stanchezza sui titoli growth, ma economia ancora resiliente.
• Europa: recupero lento ma continuo, con una buona performance delle mid-cap.
• Emergenti: bene la Cina, in ripresa; ma occhio all’instabilità politica in alcuni Paesi chiave.
• Obbligazionario: tassi ancora ballerini, ma il segmento corporate IG ha fatto bene.
• Oro & commodity: leggero rialzo sull’oro per effetto copertura, petrolio altalenante.
2. Poi è arrivato The Donald (con la sua lavagnetta)
Con un colpo di teatro degno di Netflix, Trump è risalito in scena lanciando dazi contro praticamente tutti i Paesi che non iniziano per “United” e non finiscono per “States”.
I numeri sparati? Poi si scoprirà che i raffinati calcoli altro non sono che i rapporti tra i beni esportati dagli Stati Uniti e quelli importati dal Paese di turno…
Risultato: panico. E soprattutto volatilità.
Perché i dazi agitano così tanto i mercati?
Semplice. Perché creano distorsioni artificiali nei flussi commerciali globali:
• aumentano i prezzi dei beni importati,
• fanno salire l’inflazione,
• rallentano la crescita,
• penalizzano i Paesi esportatori (e anche i consumatori interni).
Il fantasma della stagflazione è tra noi. Non è solo teoria.
Basta guardare la storia:
• Anni ‘30, Smoot-Hawley Tariff Act = disastro globale.
• Trump 1.0, 2018-19 = rallentamento manifatturiero, tensioni Cina-USA.
• Oggi, effetto immediato sul dollaro (che si è indebolito), e reazioni sui treasury.
Ma dai, davvero i mercati reagiscono a Trump?
Finché i presidenti parlano, i mercati ascoltano.
Finché governano, li valutano.
Quando però sembrano intenzionati a usare l’economia come arma elettorale… allora cominciano a tremare.
E quando il tutto è condito da un tweet e da un “è un gran momento per comprare” (detto prima dell’annuncio della sospensione dei dazi per tutti tranne la Cina), beh… il sospetto che si stia giocando sporco diventa una certezza.

Comments