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The Donald Candidate. Cosa ci racconta il trimestre (oltre ai dazi improvvisati).

Tutto stava andando secondo copione.


Primo trimestre dell’anno archiviato con una certa compostezza: mercati in consolidamento, qualche rotazione settoriale interessante, tech che tira il fiato, obbligazionario che prova a risvegliarsi dal coma.

Poi è arrivato lui.


Il Re del Plot Twist. Con una lavagnetta e una sequenza di percentuali tratti probabilmente dalle cronache di Nostradamus.


1. Com’era andata fino a quel momento?

Nel primo trimestre i mercati hanno mostrato una rotazione ordinata:

• USA: un po’ di stanchezza sui titoli growth, ma economia ancora resiliente.

• Europa: recupero lento ma continuo, con una buona performance delle mid-cap.

• Emergenti: bene la Cina, in ripresa; ma occhio all’instabilità politica in alcuni Paesi chiave.

• Obbligazionario: tassi ancora ballerini, ma il segmento corporate IG ha fatto bene.

• Oro & commodity: leggero rialzo sull’oro per effetto copertura, petrolio altalenante.


2. Poi è arrivato The Donald (con la sua lavagnetta)

Con un colpo di teatro degno di Netflix, Trump è risalito in scena lanciando dazi contro praticamente tutti i Paesi che non iniziano per “United” e non finiscono per “States”.

I numeri sparati? Poi si scoprirà che i raffinati calcoli altro non sono che i rapporti tra i beni esportati dagli Stati Uniti e quelli importati dal Paese di turno…

Risultato: panico. E soprattutto volatilità.


Perché i dazi agitano così tanto i mercati?

Semplice. Perché creano distorsioni artificiali nei flussi commerciali globali:

• aumentano i prezzi dei beni importati,

• fanno salire l’inflazione,

• rallentano la crescita,

• penalizzano i Paesi esportatori (e anche i consumatori interni).

Il fantasma della stagflazione è tra noi. Non è solo teoria.

Basta guardare la storia:

• Anni ‘30, Smoot-Hawley Tariff Act = disastro globale.

• Trump 1.0, 2018-19 = rallentamento manifatturiero, tensioni Cina-USA.

• Oggi, effetto immediato sul dollaro (che si è indebolito), e reazioni sui treasury.


Ma dai, davvero i mercati reagiscono a Trump?

Finché i presidenti parlano, i mercati ascoltano.

Finché governano, li valutano.

Quando però sembrano intenzionati a usare l’economia come arma elettorale… allora cominciano a tremare.

E quando il tutto è condito da un tweet e da un “è un gran momento per comprare” (detto prima dell’annuncio della sospensione dei dazi per tutti tranne la Cina), beh… il sospetto che si stia giocando sporco diventa una certezza.


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Marco Clementi

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©2024 by Marco Clementi. Iscritto in data 30/05/2022 all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari, con delibera OCF n. 1924

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